Il fondatore ed autore, J. LE BOULCH, la definisce come: “Scienza umana applicata, che si propone di contribuire allo sviluppo della persona, prendendo come supporto il Movimento e il vissuto corporeo. Prendiamo il Movimento come soggetto centrale della ricerca scientifica, in vista di chiarire le possibili applicazioni pratiche da attuarsi con il bambino, con l’adulto sia sano che malato; problemi ai quali non possono rispondere le scienze fondamentali.” (J.Le Boulch)
Il concetto di movimento
Il Movimento Umano non può essere limitato al concetto di atto motorio, (di cui ne è parte significativa), ma va visto come presenza del corpo al mondo, nella relazione con l’ambiente e con sé stessi.Il Movimento Umano, preso in senso generale, non esprime soltanto il trasferimento volontario del corpo o di una sua parte, ma anche l’insieme delle attitudini corporee, dei giochi di espressione facciale e mimica e delle reazioni toniche che non si traducono necessariamente con degli spostamenti. L’aspetto “personale” del movimento è così posto in primo piano.
La metodologia Psicomotoria Neurofunzionale
La psicomotricità si indirizza verso le funzioni neurologiche, il suo scopo educativo può essere ben utilizzato da tutti nelle esperienze di vita e lavoro poiché ognuno utilizza la propria espressività corporea al lavoro, nello sport, nelle relazione con gli altri. Ci sono applicazioni di efficacia ampiamente dimostrata verso l’infanzia: i DSA - Disturbi Specifici dell’Apprendimento – e, in generale, diverse espressioni di disagio infantile, possono essere molto efficacemente affrontati con la psicomotricità neurofunzionale. Ma anche in azienda, dove le relazioni efficaci fra le persone sono importanti, ci sono ampi spazi di applicazione di questa metodologia. (Elena Simonetta)